PATOLOGIE
PATOLOGIE
DELLA COLONNA VERTEBRALE
La
colonna vertebrale (o rachide) si è evoluta nel corso dei secoli
seguendo un adattamento secondo lo stile di vita, è per tale motivo
che essa ha assunto l’attuale forma curvilinea.
Tali
“curve” sono così denominate: cifosi
sacrale (in prossimità del sacro,
segue la linea dei glutei), lordosi
lombare (curvatura appena sopra i
glutei), cifosi dorsale
(curvatura in prossimità delle scapole) e lordosi
cervicale (curvatura sotto il capo,
dietro il collo); allo scopo di distribuire i carichi e le
compressioni ed aumentare la propria resistenza. Si è ispessita
nella zona lombare, dove le compressioni e le sollecitazioni sono
maggiori. Questo processo evolutivo, secondo gli esperti, è
attualmente in corso, non siamo il prodotto finito dell'evoluzione,
ma solo una specie nella fase intermedia del processo evolutivo. Per
questo motivo le statistiche indicano che una
persona ogni cinque, soffre di mal di schiena (15 mln d’italiani).
Per effetto del naturale processo d’invecchiamento, tutti, alla
fine dobbiamo fare i conti con dolori della colonna vertebrale. Le
cause sono divisibili in genetiche, di natura ereditaria ed
extragenetiche, condizionate da uno stile
di vita errato.
Lo
stile di vita errato potrebbe dipendere anche da anni di allenamento
in palestra, eseguito scorrettamente, con l'utilizzo di esercizi
pericolosi, a carico della colonna.
Lo
stile di vita errato può essere riassunto in:
- IPOTONIA MUSCOLARE, conseguenza di una vita sedentaria.
- SOVRAPPESO, grava sulla colonna, continuamente.
- POSTURE SCORRETTE, che favoriscono problemi sul rachide.
- ATTIVITA’, lavorative o sportive. Esistono attività professionali a rischio, insegna la medicina del lavoro. Lo sport agonistico, è sempre a rischio. Lo dice la parola stessa, agonismo deriva da “agonia”, disposti a qualsiasi sacrificio per portare a compimento una prestazione.
Il
Fitness ed il Body Building non agonistico hanno come obiettivo la
salute, la bellezza ed il benessere psico-fisico dell’individuo.
Per questi motivi queste attività dovrebbero nascere da un
intelligente e personalizzato programma d’allenamento. È quello
che rende interessante, salutare e divertente il lavoro in palestra.
Le
vertebre sono uniti da dischi ammortizzatori: i dischi
intervertebrali.
Il disco intervertebrale è formato da una porzione centrale, il
nucleo polposo, e una porzione periferica, l'anello fibroso.
Il nucleo polposo si compone di una sostanza gelatinosa e agisce da
ammortizzatore.
All'interno di questo "tubo" è contenuto il midollo
spinale,
un tessuto nervoso in tutto simile alla materia cerebrale contenuta
nel cranio (e quindi estremamente delicata e preziosa), da cui si
dipartono le radici nervose che vanno a innervare tutto il nostro
corpo e implicano la partecipazione della colonna vertebrale a tutti
i movimenti degli arti, in modo diretto come quando ci si piega in
avanti, si ruota il tronco e si gira la testa o indiretto, con
funzione di supporto e stabilizzazione.
PARAMORFISMI
E DISMORFISMI
I Paramorfismi sono atteggiamenti
posturali (posizioni
assunte dal corpo) non
corretti e
protratti nel tempo che sono causa di dolori;
i Dismorfismi sono invece modificazioni anatomiche permanenti di una struttura ossea.
i Dismorfismi sono invece modificazioni anatomiche permanenti di una struttura ossea.
Mentre
i paramorfismi possono
essere corretti
volontariamente dal
soggetto, modificando per es. la posizione del corpo, i dimorfismi
invece, per essere corretti, devono essere oggetto di interventi
mirati (ginnastica
o nei casi più gravi interventi chirurgici) specifici.
PARAMORFISMI
Cause:
quantità insufficiente di moto, eccesso di peso, errata percezione
del proprio corpo, posizioni scorrette per es. al computer tra i
banchi di scuola ecc.
Un
aspetto importante che incide soprattutto in età evolutiva, cioè
quel periodo che va dalla nascita all’adolescenza, è l’alternanza
tra momenti di crescita
ossea e
crescita
delle masse muscolari.
In tali momenti si creano degli squilibri tra crescita scheletrica e
masse muscolari, tale situazione di "debolezza scheletrica"
in rapporto alla forza muscolare, può favorire l’insorgere di
paramorfismi.
Appare
chiaro, quindi, come la possibilità di avere una buona tonicità
muscolare possa
essere da freno alla nascita di atteggiamenti paramorfici.
Portamento
rilassato, dovuto a eccessiva lassità legamentosa e ipotonia
muscolare.
Per tono muscolare si intende l'attività muscolare riflessa (cioè senza controllo volontario) e costante che mantiene l'assetto posturale del corpo opponendosi alla forza di gravità.
Per tono muscolare si intende l'attività muscolare riflessa (cioè senza controllo volontario) e costante che mantiene l'assetto posturale del corpo opponendosi alla forza di gravità.
Atteggiamento
lordotico (“lordos”= curvo) dovuto ad un’accentuazione della
fisiologica (funzionale, naturale) curva lombare;
Atteggiamento
cifotico (cifosi= curvare, piegare) dovuto ad un’accentuazione
della fisiologica (funzionale, naturale) curva dorsale;
Atteggiamento
scoliotico (obliquo, torto) dovuto ad un’accentuazione della
fisiologica (funzionale, naturale) curva, in senso laterale, della
colonna vertebrale (più frequentemente a livello dorsale e/o
cervicale);
Scapole
alate, le scapole non aderiscono perfettamente alla parete toracica e
anzi appaiono sollevate e orientate verso l'esterno; spesso sono
associate ad atteggiamento cifotico.
DISMORFISMI,
patologie evolutive.
Fanno
parte di questa categoria : l’ipecifosi, l’iperlordosi, la
scoliosi, ginocchio valgo e varo, piede piatto e curvo. Eccoli nei
prossimi paragrafi.
IPERCIFOSI
Cifosi o dorso
curvo giovanile o ipercifosi è un dismorfismo,
caratterizzato da un aumento della cifosi dorsale talvolta
associato a iperlodosi cervicale o lombare.
L’atteggiamento
ipercifotico è un paramorfismo, non associato ad alterazioni
scheletriche.
L’atteggiamento cifotico è dovuto ad un atteggiamento scorretto del paziente
L’atteggiamento cifotico è dovuto ad un atteggiamento scorretto del paziente
conseguente ad ipostenia
dei muscoli erettori del tronco con conseguenti squilibri
muscolo-legamentosi. Alla componente muscolare si sovrappone una
importante difficoltà neuromotoria di controllo posturale e, molto
spesso, un atteggiamento psicologico di
introversione.
L’atteggiamento cifotico è auto correggibile
associato a uno scivolamento delle scapole in avanti. Se non trattato
può evolvere in un ipercifosi
andando
a compromettere il normale accrescimento osseo.
Le cifosi vengono classificate in: cifosi congenite e cifosi acquisite.
La presentazione tipica è tra 8 e 12 anni, con manifestazione più grave tra i 12 e i 16 anni
La Cifosi negli anziani aumenta il rischio di sviluppare fratture ed è associata a compromissione della performance fisica e della qualità della vita.
Le cifosi vengono classificate in: cifosi congenite e cifosi acquisite.
La presentazione tipica è tra 8 e 12 anni, con manifestazione più grave tra i 12 e i 16 anni
La Cifosi negli anziani aumenta il rischio di sviluppare fratture ed è associata a compromissione della performance fisica e della qualità della vita.
IPERLORDOSI
L’Iperlordosi è
un’accentuata curvatura in avanti del tratto della colonna
vertebrale a livello lombare. In questo caso il
bacino presenta un’antiversione (cioè
una rotazione in avanti) con la conseguenza che la pancia risulta
sporgente.
Le cause possono essere congenite (presente già alla nascita), eccessiva rigidità dei muscoli dorsali e conseguente debolezza dei muscoli addominali che non riescono a stabilizzare il bacino.
Le cause possono essere congenite (presente già alla nascita), eccessiva rigidità dei muscoli dorsali e conseguente debolezza dei muscoli addominali che non riescono a stabilizzare il bacino.
Siamo
in presenza di iperlordosi laddove la curva lordotica lombare ha un
angolo maggiore di 45°.
L’iperlordosi
è una patologia molto più frequente nel sesso femminile a
causa della diversa conformazione ossea e delle abitudini culturali
(ad esempio tacchi alti). Infatti, il tacco aumenta l'iperlordosi
lombare in maniera direttamente proporzionale alla sua altezza,
determinando così un peggioramento posturale. Inoltre, il prolungato
utilizzo di tacco alto è in grado di accorciare, retraendolo, il
tendine di Achille e ciò rende poi difficile la tolleranza di
scarpe senza tacco.
Per
correggere tale patologia sarà necessario lavorare in accorciamento
sui quei muscoli che diminuiscono la lordosi (tutti quelli cioè che
realizzano il movimento di retroversione del bacino), ischiocrurali,
addominali e glutei e viceversa lavorare in allungamento sugli
altri (tutti quelli cioè che realizzano il movimento di
anteroversione del bacino), lombari, ileo-psoas, retto femorale
(parte anteriore della coscia) andranno allungati e detensionati
tramite esercizi di stretching specifici.
SCOLIOSI
Dal
greco: “storto”, oltre l’80% delle scoliosi viene diagnosticato
durante l’adolescenza. Riguarda in 7 casi su 10 il sesso femminile
e colpisce circa il 3% della popolazione, anche se è grave in meno
dello 0,5 per mille.
La
colonna vertebrale degli esseri umani descrive, per natura, tre
curve differenziate (vedi: “Patologia della colonna
vertebrale”).
Se
ci mettiamo a lato di una persona e la guardiamo di profilo, si nota
che la colonna descrive una curva verso l’interno del corpo a
livello del collo (colonna
cervicale),
un’altra verso l’esterno sulla schiena a livello del petto
(colonna
vertebrale toracica),
e infine torna verso l'interno nella parte bassa della schiena
(colonna
dorsale). Il
corpo è disegnato per avere queste curve.
Tuttavia,
se ci mettiamo dietro la persona vedremo la colonna dalla prospettiva
posteriore. In questo caso non dovrebbe vedersi nessuna
curva. Se ci sono curve laterali in questa prospettiva o
anche essere rotazioni della stessa, allora ci troviamo di fronte a
un caso di scoliosi.
La
scoliosi si produce quando la colonna vertebrale si curva
lateralmente,
in maniera contraria al suo disegno naturale. La curva può
essere una sola (in forma di lettera C) o due (in forma di lettera
S).
In
generale, la Scoliosi è un problema che di solito si associa ai
bambini, ma anche gli adulti possono averla. Questo normalmente
accade perché non è stata rilevata durante l'infanzia o perché la malattia è progredita in modo
aggressivo.
Se
ne distinguono diverse tipologie:
- La scoliosi idiopatica è una malattia familiare, nel senso che se qualcuno in famiglia ce l’ha, è probabile che anche altri ne soffrano, sia pure con diversa gravità: attenzione a figli e nipoti, dunque.
Di
solito si presenta durante
la crescita e peggiora sino alla maturazione ossea,
con un picco a inizio pubertà, alle soglie dell’adolescenza.
- Scoliosi nell’adulto, Nell’immaginario collettivo due esempi di scoliosi dell’adulto non curate sono Quasimodo, il gobbo di Notre Dame (scoliosi toracica), e la strega di Biancaneve secondo Walt Disney (piegata nella parte bassa della schiena per una scoliosi lombare, oltre al dorso curvo in alto).
Di fatto la terapia è
preventiva, per evitare problemi in età adulta, che possono essere:
dolore, impatto estetico, deformità progressiva, e raramente
problemi cardiorespiratori.
La
Scoliosi è tipicamente associata con l'idea di utilizzare dei
busti. In realtà, questo è uno dei trattamenti più comuni per
questo disturbo dato che permette di correggere la curvatura senza
ricorrere alla chirurgia della colonna vertebrale.
A
volte però, la curva è molto pronunciata e il busto non è
sufficiente. In questo caso, la chirurgia potrebbe correggere la curvatura.
TEST PER RICONOSCIMENTO SCOLIOSI
- Si metta il soggetto in piedi e di fronte con le braccia penzoloni e rilassate, controllare se i “triangoli della taglia” (gli spazi tra i fianchi e gli arti superiori) presentino o meno la stessa ampiezza. Controllare se la linea che unisce le spalle e quella dei fianchi sia parallele al terreno;
- Un altro metodo è quello del “filo a piombo”: da in piedi, far calare un filo a piombo dal centro della testa sino a terra: il piombo dovrebbe cadere esattamente tra i talloni;
- Per capire se si tratti di una scoliosi vera o di un atteggiamento si utilizza il “bending test”: far flettere il soggetto in avanti con gambe tese e braccia rilassate, controllare l’andamento del rachide se si nota una sorta di gibbosità (gobba) da un lato, probabilmente si è in presenza di una scoliosi vera. In questo caso è necessaria la competenza del proprio medico.
SCAPOLE
ALATE
Con
il termine “scapole
alate”
si indica un paramorfismo,
ovvero un difetto, dovuto ad uno scorretto atteggiamento posturale.
In questo caso, le scapole del soggetto appariranno non perfettamente
aderenti
alla parete toracica, ed anzi, esse si presenteranno leggermente
sollevate e orientate verso l'esterno.
Prima
di pensare alle scapole alate bisogna valutare la colonna vertebrale.
Spesso chi ha le scapole alate ha un dorso
curvo.
In questo caso va risolto il dorso curvo. Dopo 12 - 15 anni di età è
difficile risolvere tale problematica. Per il dorso curvo si usano
busti particolari o busti in gesso che si chiamano busti
antigravitari.
Per quanto riguarda le scapole alate di per se, se non associate a
dorso curvo, la ginnastica dei muscoli scapolo-toracici
in ambiente fisioterapico è sufficiente. Se le scapole alate sono
asimmetriche potrebbe esserci una scoliosi a complicare le cose.
Bisogna escludere scoliosi, piedi piatti o asimmetrie degli arti e
altre anomalie è il primo compito dell'ortopedico. È, in oltre, da
valutare anche il profilo psicologico in quanto spesso scapole alate
e dorso curvo sono associati alla timidezza soprattutto nelle bambine
perché tendono a nascondere le mammelle anteponendo le braccia, ma
anche nei bambini più alti della media dei loro compagni di classe,
che tendono a piegarsi per non sembrare alti.
Per
correggere l’atteggiamento servono esercizi per rinforzare
i muscoli che
permettono di avvicinare le scapole tra loro verso l’interno della
schiena. In palestra, invece, si può fare qualcosa di più specifico
per potenziare il gran dentato, il romboide e il trapezio (centrale).
Il nuoto è indicato per sviluppare i muscoli del cingolo scapolare
in generale.
.
DIMORFISMI
DEGLI ARTI INFERIORI
Le
principali deformità
del ginocchio
sono il valgismo (ginocchio
valgo)
e il varismo (ginocchio
varo)
e si manifestano soprattutto nei primi anni di età o
nell'adolescenza.
Il
ginocchio valgo consiste nella deviazione del ginocchio verso
la parte interna del corpo per cui l'angolo esterno che si forma tra
il femore e la tibia è minore nei normali 170-175° (valgismo
fisiologico).
Fino
a 6-7 anni un modesto valgismo non è patologico e quasi sempre si
corregge da solo (ginocchio
valgo infantile).
Il
ginocchio
valgo
dell’adolescenza
compare dopo i 7 anni oppure persiste o peggiora il ginocchio valgo
infantile, e si associa spesso al piede
piatto.
Il
ginocchio
varo
spesso è presente già alla nascita, si aggrava con la
deambulazione, ma si risolve in genere spontaneamente entro i 3 anni.
Il persistere di un
varismo di 1-2 cm pur non essendo del tutto fisiologico non determina
alterazioni funzionali mentre deviazioni più ampie vanno considerate
patologiche.
.
Il piede
piatto è
contraddistinto dalla riduzione
dell’arco plantare la
cui funzione è quella di ammortizzare
il peso del corpo soprattutto
durante la deambulazione incidendo sull’equilibrio.
All’opposto,
anche il piede
cavo non
consente un buon appoggio del piede, sovraccaricando sia la parte
anteriore che posteriore con conseguente varizzazione del calcagno.
Queste alterazioni del piede provocano problemi su tutta la dinamica corporea.
Queste alterazioni del piede provocano problemi su tutta la dinamica corporea.
.
LOMBALGIA
Le
cause del dolore vertebrale sono numerose. Alcuni studi hanno
evidenziato che solo il 20% delle lombalgie è provocato da un
problema specifico della colonna vertebrale (patologie rachidee); il
restante 80% è provocato da cause non specifiche quali posture e
movimenti scorretti, stress psicologici, forma fisica scadente ed
eccesso di peso corporeo. Esistono due tipi di mal di schiena:
lombalgia acuta e lombalgia cronica.
La
lombalgia acuta
è caratterizzata da un tipo di dolore, causato da una lesione
muscolare, legamentosa, articolare e discale, che si accompagna a
fenomeni infiammatori. L'infiammazione
e il dolore
fanno parte del processo di guarigione e cessano, quindi, a
guarigione completata in massimo 30 giorni. Il dolore acuto a livello
del rachide è, quindi, un segnale d'allarme per un'avvenuta lesione,
una reazione di difesa, uno stimolo a cambiare posizione; ha un ruolo
protettivo e adattativo,
serve a impedire i movimenti che possono danneggiare ulteriormente la
colonna vertebrale.
La
lombalgia cronica, quindi, tende a far perdurare il dolore oltre
i 3 mesi
anche a fronte di una lesione inesistente. Il dolore cronico non ha
una funzione protettiva, diventa autonomo, nocivo, riduce la
funzionalità del rachide e favorisce la disabilità.
Obiettivi: recupero della lombalgia
• Trattare il dolore con mezzi che riducano il riposo a letto e la dipendenza dai farmaci;
• Migliorare la funzionalità vertebrale e rieducare la postura;
• Insegnare una corretta ergonomia vertebrale nella vita quotidiana e nel lavoro;
• Ritorno veloce alle normali attività lavorative e domestiche.
SCIATALGIA
Il
termine "sciatica"
definisce un dolore più o meno intenso che viaggia lungo il nervo
sciatico
e le sue diramazioni, ovvero a livello di schiena, gambe e glutei Si parla correttamente di sciatalgia
per indicare l'infiammazione dello stesso nervo.
Esistono
numerose varianti di sciatica, distinte in base all'agente causale.
Tutte le forme di sciatica sono accumunate dal dolore, la cui
intensità dipende dalla causa scatenante. L'origine della sciatalgia
è legata soprattutto a: ernia discale,
assunzione di una postura scorretta per lungo tempo, restringimento
del canale foraminale e spinale, sedentarietà, spondilolistesi, tumori spinali e sindrome del piriforme.
Sono stati identificati alcuni fattori predisponenti la sciatica. Tra
questi ricordiamo: artrite, diabete,
età avanzata, gravidanza,
infezioni della colonna vertebrale, osteoporosi e traumi alle gambe.
L'APPARATO
LOCOMOTORE ED I RISCHI CONNESSI ALL'ECCESSO DI PESO
E’
noto che il sovrappeso e l’obesità sono fattori di rischio per
diverse patologie metaboliche, come il diabete,
le dislipidemie
e le iperuricemie, e che il rischio di accidenti cardiovascolari
(ictus,
infarti, eccetera) incrementi con l’aumento della massa corporea.
Tuttavia, è altresì noto che sovrappeso ed obesità rappresentino
un serio fattore di rischio per patologie dell’apparato locomotore
ed osteo-articolare;
infatti, molte persone che sono sovrappeso lamentano problemi legati
al sovraccarico ponderale sulle articolazioni e sui muscoli.
Recenti
studi epidemiologici internazionali hanno poi evidenziato come i
soggetti con aumento della massa corporea siano a maggiore rischio di
cadute e, conseguentemente, di fratture, in particolare del polso e
dell’anca. Al di là delle considerazioni specifiche su fratture e disordini
posturali,
chiunque sa bene che essere in sovrappeso o obesi può dare qualche
disturbo.
Il segmento corporeo che più frequentemente è “disturbato” dal sovrappeso è certamente rappresentato dal segmento lombare della colonna vertebrale; molto spesso, infatti, i chili di troppo si accumulano in sede viscerale, sull’addome. Ciò comporta un incremento di zavorra sulla porzione anteriore del corpo che porta il sistema posturale del soggetto ad accentuare la fisiologica curvatura della lordosi lombare per il mantenimento della stasi eretta e della stessa deambulazione. Questo meccanismo di compensazione, l’iperlordosi lombare, non dà problemi a breve termine, tuttavia a lungo termine può causare disfunzioni muscolari, stress e tensioni tali sulla colonna vertebrale che possono sfociare in vera e propria patologia, con dolore, impotenza e limitazione funzionale.
Negli stati avanzati di sovrappeso e nell’obesità il rischio di ernie discali e di fratture vertebrali è molto elevato. Il sovraccarico di peso, tuttavia, non coinvolge solo la colonna vertebrale; anche le articolazioni degli arti inferiori sono “a rischio” di infortuni e patologie.
La coxoartrosi termine con il quale si indica l’artrosi delle articolazioni delle anche, è un evento patologico comune in soggetti con sovrappeso ed obesità di vecchia data, così come la gonartrosi, patologia degenerativa che colpisce le articolazioni delle ginocchia.
Una situazione di estremo disordine osteo-articolare secondario a sovrappeso ed obesità, la subiscono anche le articolazioni delle caviglie e la stessa volta plantare; è noto che l’aumento della massa corporea induce sul piede la formazione di piattismo, associato con valgismo del calcagno e pronazione dell’avampiede. Tutto ciò contribuisce a fare appoggiare al suolo porzioni del piede che non sono fisiologicamente preposte ad accogliere carichi ed a sopportare sollecitazioni eccessive.
Il segmento corporeo che più frequentemente è “disturbato” dal sovrappeso è certamente rappresentato dal segmento lombare della colonna vertebrale; molto spesso, infatti, i chili di troppo si accumulano in sede viscerale, sull’addome. Ciò comporta un incremento di zavorra sulla porzione anteriore del corpo che porta il sistema posturale del soggetto ad accentuare la fisiologica curvatura della lordosi lombare per il mantenimento della stasi eretta e della stessa deambulazione. Questo meccanismo di compensazione, l’iperlordosi lombare, non dà problemi a breve termine, tuttavia a lungo termine può causare disfunzioni muscolari, stress e tensioni tali sulla colonna vertebrale che possono sfociare in vera e propria patologia, con dolore, impotenza e limitazione funzionale.
Negli stati avanzati di sovrappeso e nell’obesità il rischio di ernie discali e di fratture vertebrali è molto elevato. Il sovraccarico di peso, tuttavia, non coinvolge solo la colonna vertebrale; anche le articolazioni degli arti inferiori sono “a rischio” di infortuni e patologie.
La coxoartrosi termine con il quale si indica l’artrosi delle articolazioni delle anche, è un evento patologico comune in soggetti con sovrappeso ed obesità di vecchia data, così come la gonartrosi, patologia degenerativa che colpisce le articolazioni delle ginocchia.
Una situazione di estremo disordine osteo-articolare secondario a sovrappeso ed obesità, la subiscono anche le articolazioni delle caviglie e la stessa volta plantare; è noto che l’aumento della massa corporea induce sul piede la formazione di piattismo, associato con valgismo del calcagno e pronazione dell’avampiede. Tutto ciò contribuisce a fare appoggiare al suolo porzioni del piede che non sono fisiologicamente preposte ad accogliere carichi ed a sopportare sollecitazioni eccessive.
OBESITÀ,
CAUSE E PROBLEMATICHE CORRELATE
È
uno dei più gravi problemi di salute, si calcola che, in Italia,
4.000.000 di soggetti, fra adulti e bambini, sono obesi. È una
condizione fortemente a rischio di mortalità per malattie
cardiovascolari,
e può sviluppare insulino
resistenza.
Il rilascio di acidi grassi nel sangue determina iperglicemia che causa insulino resistenza e ipercolesterolemia nel fegato, può insorgere ipertensione e tendenza alla ritenzione di sodio e conseguentemente di acqua da parte dei reni.
L'accumulo di grasso dovuto all'esubero delle calorie introdotte rispetto a quelle utilizzate è la principale causa dell'obesità e dei problemi correlati.
I fattori scatenanti sono di natura alimentare (30%), genetica (25%) e fattori idiomatici soggettivi (basso metabolismo basale, termogenesi ecc.) 45%.
Il rilascio di acidi grassi nel sangue determina iperglicemia che causa insulino resistenza e ipercolesterolemia nel fegato, può insorgere ipertensione e tendenza alla ritenzione di sodio e conseguentemente di acqua da parte dei reni.
L'accumulo di grasso dovuto all'esubero delle calorie introdotte rispetto a quelle utilizzate è la principale causa dell'obesità e dei problemi correlati.
I fattori scatenanti sono di natura alimentare (30%), genetica (25%) e fattori idiomatici soggettivi (basso metabolismo basale, termogenesi ecc.) 45%.
IL TESSUTO ADIPOSO
Il
tessuto adiposo è costituito da:
- cellule adipose brune, caratteristiche negli animali che vanno in letargo, nelle persone che lavorano a basse temperature e nei neonati. Il grasso bruno disperde energia sottoforma di calore, è molto vascolarizzato e si presenta distribuito in numerose goccioline di piccola misura. È presente soprattutto a livello viscerale;
- cellule adipose bianche, tendono a sostituire le cellule brune col passare del tempo. Tendono ad accumulare più grasso e secernono sostanze come se fossero delle ghiandole (citochine, TNF)
Negli
obesi il BMI è maggiore rispetto ai normopeso ma, soprattutto, è
fortemente sbilanciato il rapporto fra massa magra e massa grassa,
con adipociti più grandi ed in
numero maggiore. L'aumento di
adipociti avviene nell'ultimo trimestre della gravidanza, nel primo
anno di vita, nell'adolescenza.
FAT
POINT E GRASSO OSTINATO
Il
numero di cellule adipose viene determinato dal sovrappeso in età
infantile fino ad 8/10 anni.
Quando
si parla di “grasso ostinato” si pensa a qualcosa di perenne, in
realtà, il grasso che abbiamo viene ricambiato continuamente.
Infatti gli adipociti, come tutte le cellule del corpo, hanno
una nascita e una morte (turnover cellulare). Il numero configurato
delle nostre cellule adipose rappresenta il fat point.
È
sempre difficile modificare il fat point. Anche obesi che diventano
magri impiegano anni per modificare il loro fat point (oltre i 5),
questo perché quando c'è dimagrimento ciò che cambia è sempre la
dimensione dell'adipocita, più difficilmente il numero.
Una
particolarità della cellula grassa è la sua forma sferica, forma
che assume per coprire più spazio possibile. Una delle teorie emerse
ultimamente è che quando l'adipocita perde acidi grassi la va a
rimpiazzare con acqua, questo è uno di quei motivi per cui si
dimagrisce e ad un certi punto i risultati sembrano fermarsi; in
sostanza il volume resta quasi uguale anche se il contenuto cambia.
Per spiegarlo dobbiamo dire che alcuni recettori delle cellule
adipose liberano acidi grassi e altri, invece, li catturano.
Questo
è il motivo, per cui, quando dimagriamo non perdiamo grasso in modo
omogeneo.
SINDROME
METABOLICA
La sindrome metabolica è il nome di un gruppo di fattori di rischio legati al sovrappeso e
all’obesità,
che aumentano le probabilità di malattie cardiache ed altri problemi
di salute come il diabete
e l’ictus:
i fattori di rischio sono comportamenti o condizioni che aumentano la
probabilità di incorrere in una malattia.
Il
termine metabolica si riferisce ai processi biochimici
coinvolti nel normale funzionamento del corpo, ma ricordiamo che
questa malattia è conosciuta anche con altri nomi:
Sindrome
X, Sindrome da insulino-resistenza, Sindrome Dismetabolica, CHAOS.
Le
cinque condizioni elencate di seguito sono fattori di rischio
metabolici per il sistema cardiocircolatorio. Una persona può
sviluppare uno qualsiasi di questi fattori di rischio di per sé, ma
spesso essi tendono a presentarsi insieme.
La
sindrome metabolica viene diagnosticata quando una persona presenta
almeno tre di questi fattori di rischio di patologie cardiache:
- Un largo girovita. Questa condizione è anche definita come obesità addominale: l’eccesso di grasso nella zona addominale è un fattore di rischio per le malattie cardiache maggiore rispetto al grasso in eccesso in altre parti del corpo, come ad esempio sui fianchi.
- Un livello superiore a quello normale di trigliceridi nel sangue, un tipo di grasso presente nel sangue.
- Un livello più basso del normale di colesterolo HDL (colesterolo buono, legato alle lipoproteine ad alta densità) nel sangue. HDL è considerato colesterolo buono perché riduce le probabilità di patologie cardiache. Bassi livelli di HDL ne aumentano invece le probabilità.
- Ipertensione arteriosa (pressione alta). La pressione sanguigna è formalizzata con due numeri, di solito scritti uno sopra l’altro o uno prima dell’altro, come 120/80. Il primo numero o quello che sta sopra, corrispondente alla pressione sistolica, misura la pressione nel sangue quando il cuore batte. Il secondo numero o quello che sta sotto, corrispondente alla pressione diastolica, misura la pressione nel flusso sanguigno tra i battiti del cuore quando il cuore è rilassato.
- Livelli di glicemia a digiuno più alti del normale. Un livello di glicemia lievemente elevato può essere un segno di allarme precoce del diabete.
In
generale, una persona con sindrome metabolica, ha un rischio due
volte maggiore di sviluppare malattie cardiache e cinque volte
maggiore di sviluppare il diabete rispetto ad una persona sana.
Un’altra
causa è l’insulino-resistenza, una condizione in cui il
corpo non può utilizzare la sua insulina in modo appropriato:
l’insulina è un ormone che l’organismo utilizza per favorire la
conversione dello zucchero nel sangue in energia. La resistenza
all’insulina può portare ad alti livelli di zucchero nel sangue ed
è strettamente collegata a sua volta con il sovrappeso o l’obesità.
CELLULITE
Panniculopatia-edemato-fibro-sclerotica
è il nome tecnico per definirla ed indica un alterazione localizzata
nel derma e nell’ipoderma che interessa:
- il pannicolo adiposo definito panniculopatia
- accumulo di liquidi fuori dei vasi (caratteristiche edematose)
- aumento fibre reticolari (fibrosi)
- aumento di fibre elastiche e tessuto cicatriziale (sclerosi)
È
considerata un inestetismo che colpisce circa l'80-90% (14 mln) dei
soggetti di sesso femminile. Si evidenzia soprattutto in alcune
regioni del corpo (cosce, glutei e fianchi), particolarmente
sensibili all'azione degli ormoni sessuali femminili
(estrogeni) che tendono a far ritenere liquidi e accumulare grasso.
Si instaura nell'ipoderma, tessuto prevalentemente adiposo
posto al disotto dello strato più superficiale della cute (derma).
Le
cellule adipose aumentano di volume e trattengono liquidi mentre il metabolismo tra gli spazi intercellulari (microcircolazione sanguigna e linfatica
periferica) procede con difficoltà. Il mancato drenaggio dei liquidi
determina quindi una stasi idrica e un processo infiammatorio
locale.
Le
alterazioni possono essere di vario grado, fino a rotture e
lacerazioni delle membrane cellulari. I trigliceridi
fuoriescono e si insinuano tra le cellule e i tessuti fino a formare
una massa compatta che altera completamente la struttura e il metabolismo dei tessuti coinvolti (lipodistrofia). La compressione a cui è
soggetto il connettivo si ripercuote sui vasi sanguigni (blocco del metabolismo e abbassamento della temperatura locale) e sulle terminazioni nervose
(dolore).
Nel
dire questo possiamo subito vedere che tra i primi rimedi ci dovrà
essere una terapia alimentare disintossicante a base di acqua e
antiossidanti.
Ci
sono poi da prendere in considerazione le varie concause come alti
livelli di estrogeni, l’uso di pillole anti-concezionali,
fumo, gravidanza, fattori genetici, eccesso di grassi saturi
nella dieta e altro ancora, che sono tutti fattori che portano alla
patologia.
RITENZIONE IDRICA
La ritenzione idrica è un disturbo piuttosto diffuso, che colpisce con diversa intensità milioni di persone, soprattutto donne (30% della popolazione italiana femminile). All'origine del problema possono esistere gravi patologie come disfunzioni cardiache o renali, infiammazioni severe e reazioni allergiche. Spesso però il principale responsabile della ritenzione idrica è uno stile di vita sbagliato, la cui semplice correzione può apportare notevoli benefici.
In
medicina il termine "ritenzione idrica" viene utilizzato
per indicare la tendenza a trattenere
liquidi
nell'organismo. Il ristagno
di questi fluidi è generalmente superiore nelle zone predisposte all'accumulo di grasso (addome, cosce e glutei).
Il
segno principale della ritenzione idrica è l'edema,
una condizione in cui l'accumulo di liquidi nei tessuti ne causa un
anomalo rigonfiamento. A causa dell'alterata circolazione venosa e linfatica insieme a questi liquidi ristagnano anche numerose tossine che
alterano un metabolismo cellulare
già compromesso dal ridotto apporto di ossigeno e nutrienti.
Proprio
per la sua notevole diffusione, la ritenzione idrica è un problema
molto sentito ma spesso sopravvalutato. Molte donne infatti
attribuiscono erroneamente alla ritenzione il proprio sovrappeso
ignorando che, in assenza di patologie importanti, il contributo
della ritenzione idrica sull'aumento di peso è tutto sommato
marginale. E' invece vero il discorso contrario; è cioè il
sovrappeso a rallentare la diuresi e favorire la ritenzione idrica.
Per
verificare l'effettiva presenza del disturbo esistono molti test più
o meno affidabili. Se per esempio non si ha la possibilità di
effettuare l'esame del peso specifico delle urine, è sufficiente
premere con forza il pollice sulla parte anteriore della coscia per
un paio di secondi. Se dopo aver tolto il dito rimane ben visibile
una fossetta (detta "fovea") siamo con tutta probabilità
in presenza di ritenzione idrica.
CELLULITE
“MASCHILE”
Si
potrà anche ingentilire il termine ricorrendo al vocabolo
medico-scientifico di idrolipessia
(ovvero,
la tendenza a trattenere i liquidi),
ma lo spietato risultato che quella svergognata della cellulite
sortisce sull’uomo è lo stesso di quello della donna: tessuti
spugnosi, pelle a buccia d’arancia e avvallamenti vari ed eventuali
sparsi su alcune zone corpo.
Già,
perché l’antiestetica adipe, nella sua forma più esecrabile di
buchi profondi e scoscesi, non affligge solo l’immagine femminile
riflessa nello specchio di uno spietato bilancio fisico, ma si
insinua anche nel drappo villoso del maschio, sebbene
più raramente. Addome, fianchi, braccia, base del collo,
schiena e sedere sono le zone più colpite dal ‘democratico’
inestetismo, che colpisce almeno quattro maschi su dieci e punisce
con lo stesso avvilimento psicologico che annienta l’autostima
della donna, la virilità del maschio.
Può
dipendere, oltre che da squilibri
ormonali,
anche da fattori
genetici, da
un’alimentazione ricca di grassi, dalla sedentarietà o, al
contrario, da un’attività
sportiva troppo intensa
(l’accumulo
eccessivo di acido lattico attraverso l’attività fisica
estremizzata, non aiuterebbe a tonificare e rassodare le zone colpite
dal problema).
I
rimedi e i trattamenti consigliati sono gli
stessi propinati
da anni al pubblico femminile, ovvero
dieta ricca di vegetali e fibre, poco sale, almeno un litro e mezzo
di acqua, evitare alcolici e limitare il consumo di caffè.
Oltre al consiglio di dormire almeno 8 ore al giorno, anche l’utilizzo di creme va preso in considerazione, per cui la possibilità che lui e lei arrivino a massaggiarsi a vicenda con gli stessi unguenti e miscugli ‘miracolosi’ diventa un’ipotesi altamente probabile.
Oltre al consiglio di dormire almeno 8 ore al giorno, anche l’utilizzo di creme va preso in considerazione, per cui la possibilità che lui e lei arrivino a massaggiarsi a vicenda con gli stessi unguenti e miscugli ‘miracolosi’ diventa un’ipotesi altamente probabile.
GINECOMASTIA
La ginecomastia è
una condizione caratterizzata dallo sviluppo delle mammelle
(composte
da tessuto ghiandolare e grasso) nell'uomo. È normale che durante
la pubertà si
assista ad uno sviluppo della ghiandola mammaria anche
nell'uomo ma, dopo breve tempo, questa si atrofizza. Se l'atrofia non
interviene, si ha un aumento di volume che non comporta conseguenze
se non di tipo psicologico. Una simile condizione si verifica anche
in caso di eccessiva conversione del testosterone in estrogeni in alcuni casi di iperprolattinemia,
o per l'assunzione di ormoni femminili, o per incapacità
del fegato di
eliminare efficacemente gli estrogeni in eccesso. In questi casi si
parla di ginecomastia
vera.
In
altri casi è un accumulo di tessuto adiposo nella zona mammaria a
determinare questo aumento di volume, questa condizione si definisce
ginecomastia
falsa o lipomastia.
In
entrambi i casi, per evitare i problemi psicologici, si può
ricorrere anche alla chirurgia estetica.
SOVRALLENAMENTO
Il
sovrallenamento
(overtraining in inglese) è
di per se uno squilibrio psico-fisico e dell'organismo in generale.
Normalmente si manifesta quando il nostro corpo viene messo in
maniera continua a dura prova in allenamento, senza dare appunto
all'organismo modo di recuperare.
Le cause che portano a questo problema, che assolutamente non è da
sottovalutare, possono nascere da diversi fattori, i più comuni
sono:
• Allenamenti
troppo frequenti, molto intensi o duraturi;
- Riposo insufficiente (inteso come sonno notturno ed inadeguato recupero post allenamento "supercompensazione”);
- Alimentazione scarsa o inadeguata;
- Stress accumulato nella vita privata, sociale, ecc.
Possiamo
renderci conto quando il nostro organismo è in sovrallenamento,
anche da alcuni sintomi che spesso si manifestano:
- Battito cardiaco alterato;
- Insonnia, nervosismo, depressione;
- Calo fisico per quanto riguarda: forza, peso e massa magra;
- Malattie frequenti in generale dovute all'abbassamento delle difese immunitarie;
- Dolori muscolari a tendini e legamenti.
PREVENZIONE E RIMEDI
Sicuramente
allenamenti meno frequenti, proprio per dare modo al nostro corpo di
riposare e recuperare. Per quanto riguarda il body
building l'atleta non dovrebbe
superare i 50/60 minuti di allenamento compreso la fase di
riscaldamento, perché oltre questo tempo avviene un aumento del
cortisolo ed
una diminuzione del testosterone; un'alimentazione
adeguata al fabbisogno, il riposo non meno
importante degli altri.
Analizzando
i tempi fisiologici di recupero:
- Il recupero del glicogeno muscolare è rapportato alla dieta durante il recupero stesso.
Se
abbiamo un’alimentazione ricca di carboidrati il recupero avverrà
in 2-3 giorni mentre in caso contrario ce ne vorranno almeno 5 o 6.
Un
trucco semplice per innescare un recupero veloce di glicogeno
(ovviamente dipende sempre da che allenamento stiamo facendo e quali
sono gli obbiettivi) in linea di massima è quello di assumere
carboidrati semplici al termine della sessione allenante.
- Per rimuovere il lattato o acido lattico si deve considerare l’azione metabolica del fegato, dei muscoli ed il tipo di attività fisica che si compie durante il recupero.
Fisiologicamente
a riposo la scomparsa dell’acido lattico si ha in 90 minuti,
ovviamente se nel recupero un soggetto svolge un’ attività a
bassa intensità (come la bike a fine allenamento) il recupero viene
accelerato, ma in nessun caso avverrà in meno di 30 minuti.
- Da non dimenticare che nel recupero avvengono anche le riparazioni per i microtraumi ed i danni alle strutture dei tessuti tendinei, muscolari e articolari.
Ovviamente
anche queste strutture del nostro corpo hanno bisogno di tempo per
recuperare e di norma questo avviene in 36-48 ore ma ci sono
strutture tendinee che richiedono fino a 6 mesi di tempo per essere
rigenerate.
CRONOBIOLOGIA
La
cronobiologia afferma che i ritmi biologici variano rispetto al ritmo
circadiano, cioè hanno un picco e un calo nel corso delle 24 del
periodo giorno-notte.
In
cronobiologia, se i ritmi biologici subiscono variazioni, si chiamano
ultradiani. È per questo che le variazioni dei ritmi in
alcuni casi sono sintomo dell’insorgenza di patologie.
La
cronobiologia nasce grazie a ricercatori tedeschi e francesi che,
negli anni '50, osservarono le modificazioni di alcuni ritmi
biologici durante il trascorrere della giornata, come la quantità di
globuli bianchi nel sangue che varia in base al momento della
giornata.
Tali
scoperte vengono applicate alla somministrazione di farmaci e alle
relative terapie (cronofarmacologia
e cronoterapia):
si appura che un farmaco ha effetti diversi in base all’orario in
cui viene assunto. I ritmi biologici hanno origine endogena, cioè
appartengono all’interno dell’organismo e non sono influenzabili
da elementi esterni.
Gli
orologi biologici interni all’organismo sono tanti e sono
sincronizzati dall’ipotalamo,
dalla ghiandola
pineale e
altre regioni del cervello con funzione di coordinamento: questi
orologi battono tutti allo stesso ritmo, ma se qualcosa si sfasa,
come ad esempio il lavoro dei neurotrasmettitori, il ritmo biologico
non funziona più con regolarità (free running). L’organismo
subisce così scompensi
e squilibri psico-fisici,
che vanno affrontati con una terapia basata sullo studio dei ritmi
circadiani: cronoterapia e cronofarmacologia.
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