PATOLOGIE

PATOLOGIE

PATOLOGIE DELLA COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale (o rachide) si è evoluta nel corso dei secoli seguendo un adattamento secondo lo stile di vita, è per tale motivo che essa ha assunto l’attuale forma curvilinea.
Tali “curve” sono così denominate: cifosi sacrale (in prossimità del sacro, segue la linea dei glutei), lordosi lombare (curvatura appena sopra i glutei), cifosi dorsale (curvatura in prossimità delle scapole) e lordosi cervicale (curvatura sotto il capo, dietro il collo); allo scopo di distribuire i carichi e le compressioni ed aumentare la propria resistenza. Si è ispessita nella zona lombare, dove le compressioni e le sollecitazioni sono maggiori. Questo processo evolutivo, secondo gli esperti, è attualmente in corso, non siamo il prodotto finito dell'evoluzione, ma solo una specie nella fase intermedia del processo evolutivo. Per questo motivo le statistiche indicano che una persona ogni cinque, soffre di mal di schiena (15 mln d’italiani). Per effetto del naturale processo d’invecchiamento, tutti, alla fine dobbiamo fare i conti con dolori della colonna vertebrale. Le cause sono divisibili in genetiche, di natura ereditaria ed extragenetiche, condizionate da uno stile di vita errato.
Lo stile di vita errato potrebbe dipendere anche da anni di allenamento in palestra, eseguito scorrettamente, con l'utilizzo di esercizi pericolosi, a carico della colonna.
Lo stile di vita errato può essere riassunto in:
  •  IPOTONIA MUSCOLARE, conseguenza di una vita sedentaria.
  •  SOVRAPPESO, grava sulla colonna, continuamente.
  •  POSTURE SCORRETTE, che favoriscono problemi sul rachide.
  •  ATTIVITA’, lavorative o sportive. Esistono attività professionali a rischio, insegna la medicina del lavoro. Lo sport agonistico, è sempre a rischio. Lo dice la parola stessa, agonismo deriva da “agonia”, disposti a qualsiasi sacrificio per portare a compimento una prestazione.


Il Fitness ed il Body Building non agonistico hanno come obiettivo la salute, la bellezza ed il benessere psico-fisico dell’individuo. Per questi motivi queste attività dovrebbero nascere da un intelligente e personalizzato programma d’allenamento. È quello che rende interessante, salutare e divertente il lavoro in palestra.


Le vertebre sono uniti da dischi ammortizzatori: i dischi intervertebrali. Il disco intervertebrale è formato da una porzione centrale, il nucleo polposo, e una porzione periferica, l'anello fibroso. Il nucleo polposo si compone di una sostanza gelatinosa e agisce da ammortizzatore. All'interno di questo "tubo" è contenuto il midollo spinale, un tessuto nervoso in tutto simile alla materia cerebrale contenuta nel cranio (e quindi estremamente delicata e preziosa), da cui si dipartono le radici nervose che vanno a innervare tutto il nostro corpo e implicano la partecipazione della colonna vertebrale a tutti i movimenti degli arti, in modo diretto come quando ci si piega in avanti, si ruota il tronco e si gira la testa o indiretto, con funzione di supporto e stabilizzazione.


PARAMORFISMI E DISMORFISMI
I Paramorfismi sono atteggiamenti posturali (posizioni assunte dal corpo) non corretti e protratti nel tempo che sono causa di dolori; 
i
 Dismorfismi sono invece modificazioni anatomiche permanenti di una struttura ossea.
Mentre i paramorfismi possono essere corretti volontariamente dal soggetto, modificando per es. la posizione del corpo, i dimorfismi invece, per essere corretti, devono essere oggetto di interventi mirati (ginnastica o nei casi più gravi interventi chirurgici) specifici.

PARAMORFISMI
Cause: quantità insufficiente di moto, eccesso di peso, errata percezione del proprio corpo, posizioni scorrette per es. al computer tra i banchi di scuola ecc.
Un aspetto importante che incide soprattutto in età evolutiva, cioè quel periodo che va dalla nascita all’adolescenza, è l’alternanza tra momenti di crescita ossea e crescita delle masse muscolari. In tali momenti si creano degli squilibri tra crescita scheletrica e masse muscolari, tale situazione di "debolezza scheletrica" in rapporto alla forza muscolare, può favorire l’insorgere di paramorfismi.
Appare chiaro, quindi, come la possibilità di avere una buona tonicità muscolare possa essere da freno alla nascita di atteggiamenti paramorfici.

Portamento rilassato, dovuto a eccessiva lassità legamentosa e ipotonia muscolare.
Per tono muscolare si intende l'attività muscolare riflessa (cioè senza controllo volontario) e costante che mantiene l'assetto posturale del corpo opponendosi alla forza di gravità.
Atteggiamento lordotico (“lordos”= curvo) dovuto ad un’accentuazione della fisiologica (funzionale, naturale) curva lombare;
Atteggiamento cifotico (cifosi= curvare, piegare) dovuto ad un’accentuazione della fisiologica (funzionale, naturale) curva dorsale;
Atteggiamento scoliotico (obliquo, torto) dovuto ad un’accentuazione della fisiologica (funzionale, naturale) curva, in senso laterale, della colonna vertebrale (più frequentemente a livello dorsale e/o cervicale);
Scapole alate, le scapole non aderiscono perfettamente alla parete toracica e anzi appaiono sollevate e orientate verso l'esterno; spesso sono associate ad atteggiamento cifotico.

DISMORFISMI, patologie evolutive.
Fanno parte di questa categoria : l’ipecifosi, l’iperlordosi, la scoliosi, ginocchio valgo e varo, piede piatto e curvo. Eccoli nei prossimi paragrafi.

IPERCIFOSI
Cifosi o dorso curvo giovanile o ipercifosi è un dismorfismo, caratterizzato da un aumento della cifosi dorsale talvolta associato a iperlodosi cervicale o lombare.
L’atteggiamento ipercifotico è un paramorfismo, non associato ad alterazioni scheletriche.
L’atteggiamento cifotico è dovuto ad  un atteggiamento scorretto del paziente  
conseguente ad ipostenia dei muscoli erettori del tronco con conseguenti squilibri muscolo-legamentosi. Alla componente muscolare si sovrappone una importante difficoltà neuromotoria di controllo posturale e, molto spesso, un atteggiamento psicologico di introversione.
L’atteggiamento cifotico è auto correggibile associato a uno scivolamento delle scapole in avanti. Se non trattato può evolvere in un ipercifosi andando a compromettere il normale accrescimento osseo.
Le cifosi vengono classificate in: cifosi congenite e cifosi acquisite.
La presentazione tipica è tra  8 e 12 anni, con manifestazione più grave  tra i 12 e i 16 anni
La Cifosi negli anziani aumenta il rischio di sviluppare fratture ed è associata a  compromissione della performance fisica e della qualità della vita.

IPERLORDOSI
L’Iperlordosi è un’accentuata curvatura in avanti del tratto della colonna vertebrale a livello lombare. In questo caso il bacino presenta un’antiversione (cioè una rotazione in avanti) con la conseguenza che la pancia risulta sporgente.
Le cause possono essere congenite (presente già alla nascita), eccessiva
 rigidità dei muscoli dorsali e conseguente debolezza dei muscoli addominali che non riescono a stabilizzare il bacino.
Siamo in presenza di iperlordosi laddove la curva lordotica lombare ha un angolo maggiore di 45°.

L’iperlordosi è una patologia molto più frequente nel sesso femminile a causa della diversa conformazione ossea e delle abitudini culturali (ad esempio tacchi alti). Infatti, il tacco aumenta l'iperlordosi lombare in maniera direttamente proporzionale alla sua altezza, determinando così un peggioramento posturale. Inoltre, il prolungato utilizzo di tacco alto è in grado di accorciare, retraendolo, il tendine di Achille e ciò rende poi difficile la tolleranza di scarpe senza tacco.
Per correggere tale patologia sarà necessario lavorare in accorciamento sui quei muscoli che diminuiscono la lordosi (tutti quelli cioè che realizzano il movimento di retroversione del bacino), ischiocrurali, addominali e glutei e viceversa lavorare in allungamento sugli altri (tutti quelli cioè che realizzano il movimento di anteroversione del bacino), lombari, ileo-psoas, retto femorale (parte anteriore della coscia) andranno allungati e detensionati tramite esercizi di stretching specifici.

SCOLIOSI
Dal greco: “storto”, oltre l’80% delle scoliosi viene diagnosticato durante l’adolescenza. Riguarda in 7 casi su 10 il sesso femminile e colpisce circa il 3% della popolazione, anche se è grave in meno dello 0,5 per mille.
La colonna vertebrale degli esseri umani descrive, per natura, tre curve differenziate (vedi: “Patologia della colonna vertebrale”).
Se ci mettiamo a lato di una persona e la guardiamo di profilo, si nota che la colonna descrive una curva verso l’interno del corpo a livello del collo (colonna cervicale), un’altra verso l’esterno sulla schiena a livello del petto (colonna vertebrale toracica), e infine torna verso l'interno nella parte bassa della schiena (colonna dorsale). Il corpo è disegnato per avere queste curve.
Tuttavia, se ci mettiamo dietro la persona vedremo la colonna dalla prospettiva posteriore. In questo caso non dovrebbe vedersi nessuna curva. Se ci sono curve laterali in questa prospettiva o anche essere rotazioni della stessa, allora ci troviamo di fronte a un caso di scoliosi.
La scoliosi si produce quando la colonna vertebrale si curva lateralmente, in maniera contraria al suo disegno naturale. La curva può essere una sola (in forma di lettera C) o due (in forma di lettera S).
In generale, la Scoliosi è un problema che di solito si associa ai bambini, ma anche gli adulti possono averla. Questo normalmente accade perché non è stata rilevata durante l'infanzia o perché la malattia è progredita in modo aggressivo.

Se ne distinguono diverse tipologie:
  • La scoliosi idiopatica è una malattia familiare, nel senso che se qualcuno in famiglia ce l’ha, è probabile che anche altri ne soffrano, sia pure con diversa gravità: attenzione a figli e nipoti, dunque.
Di solito si presenta durante la crescita e peggiora sino alla maturazione ossea, con un picco a inizio pubertà, alle soglie dell’adolescenza.
  • Scoliosi nell’adulto, Nell’immaginario collettivo due esempi di scoliosi dell’adulto non curate sono Quasimodo, il gobbo di Notre Dame (scoliosi toracica), e la strega di Biancaneve secondo Walt Disney (piegata nella parte bassa della schiena per una scoliosi lombare, oltre al dorso curvo in alto).
Di fatto la terapia è preventiva, per evitare problemi in età adulta, che possono essere: dolore, impatto estetico, deformità progressiva, e raramente problemi cardiorespiratori.
La Scoliosi è tipicamente associata con l'idea di utilizzare dei busti. In realtà, questo è uno dei trattamenti più comuni per questo disturbo dato che permette di correggere la curvatura senza ricorrere alla chirurgia della colonna vertebrale.
A volte però, la curva è molto pronunciata e il busto non è sufficiente. In questo caso, la chirurgia potrebbe correggere la curvatura.








TEST PER RICONOSCIMENTO SCOLIOSI
  • Si metta il soggetto in piedi e di fronte con le braccia penzoloni e rilassate, controllare se i “triangoli della taglia” (gli spazi tra i fianchi e gli arti superiori) presentino o meno la stessa ampiezza. Controllare se la linea che unisce le spalle e quella dei fianchi sia parallele al terreno;
  • Un altro metodo è quello del “filo a piombo”: da in piedi, far calare un filo a piombo dal centro della testa sino a terra: il piombo dovrebbe cadere esattamente tra i talloni;
  • Per capire se si tratti di una scoliosi vera o di un atteggiamento si utilizza il “bending test”: far flettere il soggetto in avanti con gambe tese e braccia rilassate, controllare l’andamento del rachide se si nota una sorta di gibbosità (gobba) da un lato, probabilmente si è in presenza di una scoliosi vera. In questo caso è necessaria la competenza del proprio medico.

SCAPOLE ALATE
Con il termine “scapole alate” si indica un paramorfismo, ovvero un difetto, dovuto ad uno scorretto atteggiamento posturale. In questo caso, le scapole del soggetto appariranno non perfettamente aderenti alla parete toracica, ed anzi, esse si presenteranno leggermente sollevate e orientate verso l'esterno. 
Prima di pensare alle scapole alate bisogna valutare la colonna vertebrale. Spesso chi ha le scapole alate ha un dorso curvo. In questo caso va risolto il dorso curvo. Dopo 12 - 15 anni di età è difficile risolvere tale problematica. Per il dorso curvo si usano busti particolari o busti in gesso che si chiamano busti antigravitari. Per quanto riguarda le scapole alate di per se, se non associate a dorso curvo, la ginnastica dei muscoli scapolo-toracici in ambiente fisioterapico è sufficiente. Se le scapole alate sono asimmetriche potrebbe esserci una scoliosi a complicare le cose. Bisogna escludere scoliosi, piedi piatti o asimmetrie degli arti e altre anomalie è il primo compito dell'ortopedico. È, in oltre, da valutare anche il profilo psicologico in quanto spesso scapole alate e dorso curvo sono associati alla timidezza soprattutto nelle bambine perché tendono a nascondere le mammelle anteponendo le braccia, ma anche nei bambini più alti della media dei loro compagni di classe, che tendono a piegarsi per non sembrare alti. 
Per correggere l’atteggiamento servono esercizi per rinforzare i muscoli che permettono di avvicinare le scapole tra loro verso l’interno della schiena. In palestra, invece, si può fare qualcosa di più specifico per potenziare il gran dentato, il romboide e il trapezio (centrale). Il nuoto è indicato per sviluppare i muscoli del cingolo scapolare in generale.

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DIMORFISMI DEGLI ARTI INFERIORI
Le principali deformità del ginocchio sono il valgismo (ginocchio valgo) e il varismo (ginocchio varo) e si manifestano soprattutto nei primi anni di età o nell'adolescenza.

Il ginocchio valgo consiste nella deviazione del ginocchio verso la parte interna del corpo per cui l'angolo esterno che si forma tra il femore e la tibia è minore nei normali 170-175° (valgismo fisiologico).
Fino a 6-7 anni un modesto valgismo non è patologico e quasi sempre si corregge da solo (ginocchio valgo infantile).
Il ginocchio valgo dell’adolescenza compare dopo i 7 anni oppure persiste o peggiora il ginocchio valgo infantile, e si associa spesso al piede piatto.

Il ginocchio varo spesso è presente già alla nascita, si aggrava con la deambulazione, ma si risolve in genere spontaneamente entro i 3 anni.
Il persistere di un varismo di 1-2 cm pur non essendo del tutto fisiologico non determina alterazioni funzionali mentre deviazioni più ampie vanno considerate patologiche.
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Il piede piatto è contraddistinto dalla riduzione dell’arco plantare la cui funzione è quella di ammortizzare il peso del corpo soprattutto durante la deambulazione incidendo sull’equilibrio.


All’opposto, anche il piede cavo non consente un buon appoggio del piede, sovraccaricando sia la parte anteriore che posteriore con conseguente varizzazione del calcagno.
Queste alterazioni del piede provocano problemi su tutta la dinamica corporea.

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LOMBALGIA
Le cause del dolore vertebrale sono numerose. Alcuni studi hanno evidenziato che solo il 20% delle lombalgie è provocato da un problema specifico della colonna vertebrale (patologie rachidee); il restante 80% è provocato da cause non specifiche quali posture e movimenti scorretti, stress psicologici, forma fisica scadente ed eccesso di peso corporeo. Esistono due tipi di mal di schiena: lombalgia acuta e lombalgia cronica.
La lombalgia acuta è caratterizzata da un tipo di dolore, causato da una lesione muscolare, legamentosa, articolare e discale, che si accompagna a fenomeni infiammatori. L'infiammazione e il dolore fanno parte del processo di guarigione e cessano, quindi, a guarigione completata in massimo 30 giorni. Il dolore acuto a livello del rachide è, quindi, un segnale d'allarme per un'avvenuta lesione, una reazione di difesa, uno stimolo a cambiare posizione; ha un ruolo protettivo e adattativo, serve a impedire i movimenti che possono danneggiare ulteriormente la colonna vertebrale.
La lombalgia cronica, quindi, tende a far perdurare il dolore oltre i 3 mesi anche a fronte di una lesione inesistente. Il dolore cronico non ha una funzione protettiva, diventa autonomo, nocivo, riduce la funzionalità del rachide e favorisce la disabilità.

Obiettivi: recupero della lombalgia

Trattare il dolore con mezzi che riducano il riposo a letto e la dipendenza dai farmaci;

Migliorare la funzionalità vertebrale e rieducare la postura;

Insegnare una corretta ergonomia vertebrale nella vita quotidiana e nel lavoro;

Ritorno veloce alle normali attività lavorative e domestiche.


SCIATALGIA
Il termine "sciatica" definisce un dolore più o meno intenso che viaggia lungo il nervo sciatico e le sue diramazioni, ovvero a livello di schiena, gambe e glutei Si parla correttamente di sciatalgia per indicare l'infiammazione dello stesso nervo.
Esistono numerose varianti di sciatica, distinte in base all'agente causale. Tutte le forme di sciatica sono accumunate dal dolore, la cui intensità dipende dalla causa scatenante. L'origine della sciatalgia è legata soprattutto a: ernia discale, assunzione di una postura scorretta per lungo tempo, restringimento del canale foraminale e spinale, sedentarietà, spondilolistesi, tumori spinali e sindrome del piriforme. Sono stati identificati alcuni fattori predisponenti la sciatica. Tra questi ricordiamo: artrite, diabete, età avanzata, gravidanza, infezioni della colonna vertebrale, osteoporosi e traumi alle gambe.


L'APPARATO LOCOMOTORE ED I RISCHI CONNESSI ALL'ECCESSO DI PESO
E’ noto che il sovrappeso e l’obesità sono fattori di rischio per diverse patologie metaboliche, come il diabete, le dislipidemie e le iperuricemie, e che il rischio di accidenti cardiovascolari (ictus, infarti, eccetera) incrementi con l’aumento della massa corporea. Tuttavia, è altresì noto che sovrappeso ed obesità rappresentino un serio fattore di rischio per patologie dell’apparato locomotore ed osteo-articolare; infatti, molte persone che sono sovrappeso lamentano problemi legati al sovraccarico ponderale sulle articolazioni e sui muscoli.
Recenti studi epidemiologici internazionali hanno poi evidenziato come i soggetti con aumento della massa corporea siano a maggiore rischio di cadute e, conseguentemente, di fratture, in particolare del polso e dell’anca. Al di là delle considerazioni specifiche su fratture e disordini posturali, chiunque sa bene che essere in sovrappeso o obesi può dare qualche disturbo.
Il segmento corporeo che più frequentemente è “disturbato” dal sovrappeso è certamente rappresentato dal segmento
lombare della colonna vertebrale; molto spesso, infatti, i chili di troppo si accumulano in sede viscerale, sull’addome. Ciò comporta un incremento di zavorra sulla porzione anteriore del corpo che porta il sistema posturale del soggetto ad accentuare la fisiologica curvatura della lordosi lombare per il mantenimento della stasi eretta e della stessa deambulazione. Questo meccanismo di compensazione, l’iperlordosi lombare, non dà problemi a breve termine, tuttavia a lungo termine può causare disfunzioni muscolari, stress e tensioni tali sulla colonna vertebrale che possono sfociare in vera e propria patologia, con dolore, impotenza e limitazione funzionale.
Negli stati avanzati di sovrappeso e nell’obesità il rischio di ernie discali e di fratture vertebrali è molto elevato. Il sovraccarico di peso, tuttavia, non coinvolge solo la colonna vertebrale; anche le articolazioni degli arti inferiori sono “a rischio” di infortuni e patologie.
La coxoartrosi
 termine con il quale si indica l’artrosi delle articolazioni delle anche, è un evento patologico comune in soggetti con sovrappeso ed obesità di vecchia data, così come la gonartrosi, patologia degenerativa che colpisce le articolazioni delle ginocchia.
Una situazione di estremo disordine osteo-articolare secondario a sovrappeso ed obesità, la subiscono anche le articolazioni delle caviglie e la stessa volta plantare; è noto che l’aumento della massa corporea induce sul piede la formazione di
piattismo, associato con valgismo del calcagno e pronazione dell’avampiede. Tutto ciò contribuisce a fare appoggiare al suolo porzioni del piede che non sono fisiologicamente preposte ad accogliere carichi ed a sopportare sollecitazioni eccessive.

OBESITÀ, CAUSE E PROBLEMATICHE CORRELATE
È uno dei più gravi problemi di salute, si calcola che, in Italia, 4.000.000 di soggetti, fra adulti e bambini, sono obesi. È una condizione fortemente a rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, e può sviluppare insulino resistenza.
Il rilascio di acidi grassi nel sangue determina iperglicemia che causa insulino resistenza e ipercolesterolemia nel fegato, può insorgere ipertensione e tendenza alla ritenzione di sodio e conseguentemente di acqua da parte dei reni.
L'accumulo di grasso dovuto all'esubero delle calorie introdotte rispetto a quelle utilizzate è la principale causa dell'obesità e dei problemi correlati.
I fattori scatenanti sono di natura alimentare (30%), genetica (25%) e fattori idiomatici soggettivi (basso metabolismo basale, termogenesi ecc.) 45%.


IL TESSUTO ADIPOSO
Il tessuto adiposo è costituito da:
  • cellule adipose brune, caratteristiche negli animali che vanno in letargo, nelle persone che lavorano a basse temperature e nei neonati. Il grasso bruno disperde energia sottoforma di calore, è molto vascolarizzato e si presenta distribuito in numerose goccioline di piccola misura. È presente soprattutto a livello viscerale;
  • cellule adipose bianche, tendono a sostituire le cellule brune col passare del tempo. Tendono ad accumulare più grasso e secernono sostanze come se fossero delle ghiandole (citochine, TNF)
Negli obesi il BMI è maggiore rispetto ai normopeso ma, soprattutto, è fortemente sbilanciato il rapporto fra massa magra e massa grassa, con adipociti più grandi ed in numero maggiore. L'aumento di adipociti avviene nell'ultimo trimestre della gravidanza, nel primo anno di vita, nell'adolescenza.

FAT POINT E GRASSO OSTINATO
Il numero di cellule adipose viene determinato dal sovrappeso in età infantile fino ad 8/10 anni.
Quando si parla di “grasso ostinato” si pensa a qualcosa di perenne, in realtà, il grasso che abbiamo viene ricambiato continuamente. Infatti gli adipociti, come tutte le cellule del corpo, hanno una nascita e una morte (turnover cellulare). Il numero configurato delle nostre cellule adipose rappresenta il fat point.
È sempre difficile modificare il fat point. Anche obesi che diventano magri impiegano anni per modificare il loro fat point (oltre i 5), questo perché quando c'è dimagrimento ciò che cambia è sempre la dimensione dell'adipocita, più difficilmente il numero.
Una particolarità della cellula grassa è la sua forma sferica, forma che assume per coprire più spazio possibile. Una delle teorie emerse ultimamente è che quando l'adipocita perde acidi grassi la va a rimpiazzare con acqua, questo è uno di quei motivi per cui si dimagrisce e ad un certi punto i risultati sembrano fermarsi; in sostanza il volume resta quasi uguale anche se il contenuto cambia. Per spiegarlo dobbiamo dire che alcuni recettori delle cellule adipose liberano acidi grassi e altri, invece, li catturano.
Questo è il motivo, per cui, quando dimagriamo non perdiamo grasso in modo omogeneo.

SINDROME METABOLICA
La sindrome metabolica è il nome di un gruppo di fattori di rischio legati al sovrappeso e all’obesità, che aumentano le probabilità di malattie cardiache ed altri problemi di salute come il diabete e l’ictus: i fattori di rischio sono comportamenti o condizioni che aumentano la probabilità di incorrere in una malattia.
Il termine metabolica si riferisce ai processi biochimici coinvolti nel normale funzionamento del corpo, ma ricordiamo che questa malattia è conosciuta anche con altri nomi:
Sindrome X, Sindrome da insulino-resistenza, Sindrome Dismetabolica, CHAOS.
Le cinque condizioni elencate di seguito sono fattori di rischio metabolici per il sistema cardiocircolatorio. Una persona può sviluppare uno qualsiasi di questi fattori di rischio di per sé, ma spesso essi tendono a presentarsi insieme.
La sindrome metabolica viene diagnosticata quando una persona presenta almeno tre di questi fattori di rischio di patologie cardiache:
  • Un largo girovita. Questa condizione è anche definita come obesità addominale: l’eccesso di grasso nella zona addominale è un fattore di rischio per le malattie cardiache maggiore rispetto al grasso in eccesso in altre parti del corpo, come ad esempio sui fianchi.
  • Un livello superiore a quello normale di trigliceridi nel sangue, un tipo di grasso presente nel sangue.
  • Un livello più basso del normale di colesterolo HDL (colesterolo buono, legato alle lipoproteine ad alta densità) nel sangue. HDL è considerato colesterolo buono perché riduce le probabilità di patologie cardiache. Bassi livelli di HDL ne aumentano invece le probabilità.
  • Ipertensione arteriosa (pressione alta). La pressione sanguigna è formalizzata con due numeri, di solito scritti uno sopra l’altro o uno prima dell’altro, come 120/80. Il primo numero o quello che sta sopra, corrispondente alla pressione sistolica, misura la pressione nel sangue quando il cuore batte. Il secondo numero o quello che sta sotto, corrispondente alla pressione diastolica, misura la pressione nel flusso sanguigno tra i battiti del cuore quando il cuore è rilassato.
  • Livelli di glicemia a digiuno più alti del normale. Un livello di glicemia lievemente elevato può essere un segno di allarme precoce del diabete.
In generale, una persona con sindrome metabolica, ha un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiache e cinque volte maggiore di sviluppare il diabete rispetto ad una persona sana.
Un’altra causa è l’insulino-resistenza, una condizione in cui il corpo non può utilizzare la sua insulina in modo appropriato: l’insulina è un ormone che l’organismo utilizza per favorire la conversione dello zucchero nel sangue in energia. La resistenza all’insulina può portare ad alti livelli di zucchero nel sangue ed è strettamente collegata a sua volta con il sovrappeso o l’obesità.

CELLULITE
Panniculopatia-edemato-fibro-sclerotica è il nome tecnico per definirla ed indica un alterazione localizzata nel derma e nell’ipoderma che interessa:
  • il pannicolo adiposo definito panniculopatia
  • accumulo di liquidi fuori dei vasi (caratteristiche edematose)
  • aumento fibre reticolari (fibrosi)
  • aumento di fibre elastiche e tessuto cicatriziale (sclerosi)

È considerata un inestetismo che colpisce circa l'80-90% (14 mln) dei soggetti di sesso femminile. Si evidenzia soprattutto in alcune regioni del corpo (cosce, glutei e fianchi), particolarmente sensibili all'azione degli ormoni sessuali femminili (estrogeni) che tendono a far ritenere liquidi e accumulare grasso. Si instaura nell'ipoderma, tessuto prevalentemente adiposo posto al disotto dello strato più superficiale della cute (derma).
Le cellule adipose aumentano di volume e trattengono liquidi mentre il metabolismo tra gli spazi intercellulari (microcircolazione sanguigna e linfatica periferica) procede con difficoltà. Il mancato drenaggio dei liquidi determina quindi una stasi idrica e un processo infiammatorio locale.
Le alterazioni possono essere di vario grado, fino a rotture e lacerazioni delle membrane cellulari. I trigliceridi fuoriescono e si insinuano tra le cellule e i tessuti fino a formare una massa compatta che altera completamente la struttura e il metabolismo dei tessuti coinvolti (lipodistrofia). La compressione a cui è soggetto il connettivo si ripercuote sui vasi sanguigni (blocco del metabolismo e abbassamento della temperatura locale) e sulle terminazioni nervose (dolore).
Nel dire questo possiamo subito vedere che tra i primi rimedi ci dovrà essere una terapia alimentare disintossicante a base di acqua e antiossidanti.
Ci sono poi da prendere in considerazione le varie concause come alti livelli di estrogeni, l’uso di pillole anti-concezionali, fumo, gravidanza, fattori genetici, eccesso di grassi saturi nella dieta e altro ancora, che sono tutti fattori che portano alla patologia.

RITENZIONE IDRICA
La ritenzione idrica è un disturbo piuttosto diffuso, che colpisce con diversa intensità milioni di persone, soprattutto donne (30% della popolazione italiana femminile). All'origine del problema possono esistere gravi patologie come disfunzioni cardiache o renali, infiammazioni severe e reazioni allergiche. Spesso però il principale responsabile della ritenzione idrica è uno stile di vita sbagliato, la cui semplice correzione può apportare notevoli benefici.
In medicina il termine "ritenzione idrica" viene utilizzato per indicare la tendenza a trattenere liquidi nell'organismo. Il ristagno di questi fluidi è generalmente superiore nelle zone predisposte all'accumulo di grasso (addome, cosce e glutei).
Il segno principale della ritenzione idrica è l'edema, una condizione in cui l'accumulo di liquidi nei tessuti ne causa un anomalo rigonfiamento. A causa dell'alterata circolazione venosa e linfatica insieme a questi liquidi ristagnano anche numerose tossine che alterano un metabolismo cellulare già compromesso dal ridotto apporto di ossigeno e nutrienti.
Proprio per la sua notevole diffusione, la ritenzione idrica è un problema molto sentito ma spesso sopravvalutato. Molte donne infatti attribuiscono erroneamente alla ritenzione il proprio sovrappeso ignorando che, in assenza di patologie importanti, il contributo della ritenzione idrica sull'aumento di peso è tutto sommato marginale. E' invece vero il discorso contrario; è cioè il sovrappeso a rallentare la diuresi e favorire la ritenzione idrica.
Per verificare l'effettiva presenza del disturbo esistono molti test più o meno affidabili. Se per esempio non si ha la possibilità di effettuare l'esame del peso specifico delle urine, è sufficiente premere con forza il pollice sulla parte anteriore della coscia per un paio di secondi. Se dopo aver tolto il dito rimane ben visibile una fossetta (detta "fovea") siamo con tutta probabilità in presenza di ritenzione idrica.

CELLULITE “MASCHILE”
Si potrà anche ingentilire il termine ricorrendo al vocabolo medico-scientifico di idrolipessia (ovvero, la tendenza a trattenere i liquidi), ma lo spietato risultato che quella svergognata della cellulite sortisce sull’uomo è lo stesso di quello della donna: tessuti spugnosi, pelle a buccia d’arancia e avvallamenti vari ed eventuali sparsi su alcune zone corpo.
Già, perché l’antiestetica adipe, nella sua forma più esecrabile di buchi profondi e scoscesi, non affligge solo l’immagine femminile riflessa nello specchio di uno spietato bilancio fisico, ma si insinua anche nel drappo villoso del maschio, sebbene più raramente. Addome, fianchi, braccia, base del collo, schiena e sedere sono le zone più colpite dal ‘democratico’ inestetismo, che colpisce almeno quattro maschi su dieci e punisce con lo stesso avvilimento psicologico che annienta l’autostima della donna, la virilità del maschio.
Può dipendere, oltre che da squilibri ormonali, anche da fattori genetici, da un’alimentazione ricca di grassi, dalla sedentarietà o, al contrario, da un’attività sportiva troppo intensa (l’accumulo eccessivo di acido lattico attraverso l’attività fisica estremizzata, non aiuterebbe a tonificare e rassodare le zone colpite dal problema).
I rimedi e i trattamenti consigliati sono gli stessi propinati da anni al pubblico femminile, ovvero dieta ricca di vegetali e fibre, poco sale, almeno un litro e mezzo di acqua, evitare alcolici e limitare il consumo di caffè.
Oltre al consiglio di dormire almeno 8 ore al giorno, anche l’utilizzo di creme va preso in considerazione, per cui la possibilità che lui e lei arrivino a massaggiarsi a vicenda con gli stessi unguenti e miscugli ‘miracolosi’ diventa un’ipotesi altamente probabile.

GINECOMASTIA
La ginecomastia è una condizione caratterizzata dallo sviluppo delle mammelle
(composte da tessuto ghiandolare e grasso) nell'uomo. È normale che durante la pubertà si assista ad uno sviluppo della ghiandola mammaria anche nell'uomo ma, dopo breve tempo, questa si atrofizza. Se l'atrofia non interviene, si ha un aumento di volume che non comporta conseguenze se non di tipo psicologico. Una simile condizione si verifica anche in caso di eccessiva conversione del testosterone in estrogeni in alcuni casi di iperprolattinemia, o per l'assunzione di ormoni femminili, o per incapacità del fegato di eliminare efficacemente gli estrogeni in eccesso. In questi casi si parla di ginecomastia vera.
In altri casi è un accumulo di tessuto adiposo nella zona mammaria a determinare questo aumento di volume, questa condizione si definisce ginecomastia falsa o lipomastia.
In entrambi i casi, per evitare i problemi psicologici, si può ricorrere anche alla chirurgia estetica.

SOVRALLENAMENTO
Il sovrallenamento (overtraining in inglese) è di per se uno squilibrio psico-fisico e dell'organismo in generale. Normalmente si manifesta quando il nostro corpo viene messo in maniera continua a dura prova in allenamento, senza dare appunto all'organismo modo di recuperare. Le cause che portano a questo problema, che assolutamente non è da sottovalutare, possono nascere da diversi fattori, i più comuni sono:
Allenamenti troppo frequenti, molto intensi o duraturi;
  • Riposo insufficiente (inteso come sonno notturno ed inadeguato recupero post allenamento "supercompensazione”);
  • Alimentazione scarsa o inadeguata;
  • Stress accumulato nella vita privata, sociale, ecc.
Possiamo renderci conto quando il nostro organismo è in sovrallenamento, anche da alcuni sintomi che spesso si manifestano:
  • Battito cardiaco alterato;
  • Insonnia, nervosismo, depressione;
  • Calo fisico per quanto riguarda: forza, peso e massa magra;
  • Malattie frequenti in generale dovute all'abbassamento delle difese immunitarie;
  • Dolori muscolari a tendini e legamenti.

 PREVENZIONE E RIMEDI
     Sicuramente allenamenti meno frequenti, proprio per dare modo al nostro corpo di riposare e recuperare. Per quanto riguarda il body building l'atleta non dovrebbe superare i 50/60 minuti di allenamento compreso la fase di riscaldamento, perché oltre questo tempo avviene un aumento del cortisolo ed una diminuzione del testosterone; un'alimentazione adeguata al fabbisogno, il riposo non meno importante degli altri.

Analizzando i tempi fisiologici di recupero:
  •  Il recupero del glicogeno muscolare è rapportato alla dieta durante il recupero stesso.


Se abbiamo un’alimentazione ricca di carboidrati il recupero avverrà in 2-3 giorni mentre in caso contrario ce ne vorranno almeno 5 o 6.
Un trucco semplice per innescare un recupero veloce di glicogeno (ovviamente dipende sempre da che allenamento stiamo facendo e quali sono gli obbiettivi) in linea di massima è quello di assumere carboidrati semplici al termine della sessione allenante.
  • Per rimuovere il lattato o acido lattico si deve considerare l’azione metabolica del fegato, dei muscoli ed il tipo di attività fisica che si compie durante il recupero.
Fisiologicamente a riposo la scomparsa dell’acido lattico si ha in 90 minuti, ovviamente se nel recupero un soggetto svolge un’ attività a bassa intensità (come la bike a fine allenamento) il recupero viene accelerato, ma in nessun caso avverrà in meno di 30 minuti.
  • Da non dimenticare che nel recupero avvengono anche le riparazioni per i microtraumi ed i danni alle strutture dei tessuti tendinei, muscolari e articolari.
Ovviamente anche queste strutture del nostro corpo hanno bisogno di tempo per recuperare e di norma questo avviene in 36-48 ore ma ci sono strutture tendinee che richiedono fino a 6 mesi di tempo per essere rigenerate.

CRONOBIOLOGIA
La cronobiologia afferma che i ritmi biologici variano rispetto al ritmo circadiano, cioè hanno un picco e un calo nel corso delle 24 del periodo giorno-notte.
In cronobiologia, se i ritmi biologici subiscono variazioni, si chiamano ultradiani. È per questo che le variazioni dei ritmi in alcuni casi sono sintomo dell’insorgenza di patologie.
La cronobiologia nasce grazie a ricercatori tedeschi e francesi che, negli anni '50, osservarono le modificazioni di alcuni ritmi biologici durante il trascorrere della giornata, come la quantità di globuli bianchi nel sangue che varia in base al momento della giornata.
Tali scoperte vengono applicate alla somministrazione di farmaci e alle relative terapie (cronofarmacologia e cronoterapia): si appura che un farmaco ha effetti diversi in base all’orario in cui viene assunto. I ritmi biologici hanno origine endogena, cioè appartengono all’interno dell’organismo e non sono influenzabili da elementi esterni.
Gli orologi biologici interni all’organismo sono tanti e sono sincronizzati dall’ipotalamo, dalla ghiandola pineale e altre regioni del cervello con funzione di coordinamento: questi orologi battono tutti allo stesso ritmo, ma se qualcosa si sfasa, come ad esempio il lavoro dei neurotrasmettitori, il ritmo biologico non funziona più con regolarità (free running). L’organismo subisce così scompensi e squilibri psico-fisici, che vanno affrontati con una terapia basata sullo studio dei ritmi circadiani: cronoterapia e cronofarmacologia.










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